martedì 18 ottobre 2011

IO C’ERO







IO C’ERO
STAVO CON GLI INDIGNATI NON VIOLENTI


Inizialmente era una manifestazione come tante con molti giovani, famiglie, anziani e molti disabili in carrozzina. C’erano anche partiti e sindacati con le bandiere (cosa che si era raccomandato di non fare). Comunque il clima festoso delle grandi manifestazioni.

Giunti a S. Giovanni la maggior parte del corteo andava a destra sui prati e alcuni andavano verso la statua di S. Francesco, luogo dove ci sarebbe stata l’assemblea degli indignati.

Mentre mi trovavo con gli indignati a S. Giovanni che stavano megafonando per invitare all'assemblea ci siamo seduti per iniziare. Passati 10 minuti vediamo gente correre e da quel momento si scatena l'inferno che corre si sentono sparare, forse bombe carta, spari vari e dall'altra fumogeni.

Ci siamo alzati e ci siamo compattati sotto la statua di S. Francesco con le mani alzate gridando “nonviolenza” e i carabinieri o comunque poliziotti avevano fatto una specie di cordone davanti a noi e molta gente veniva dalla nostra parte.

Durante questi minuti gruppi di incappucciati a volto coperto vestiti di nero passavano vicino a noi o cercavano di nascondersi dietro a noi, e nonostante noi li cacciavamo perchè con noi c'erano bambini e disabili loro continuavano a fare bliz fra i nostri.

L'odore dei lacrimogeni era incredibile non si poteva respirare, qualcuno fa allontanare velocemente bambini e disabili, noi restiamo per circa mezz'ora. I violenti ci avevano chiuso la possibilità di fuga dai giardinetti dove andavano per riposarsi e ricompattarsi, abbiamo cercato di dissuaderli, ma loro erano troppo gasati (in tutti i sensi) e non è stato possibile fare nulla.

Alcuni ci raccontavano che già in mezzo alla manifestazione alcuni vestiti di nero ancora con i volti scoperti si infilano a forza in mezzo alla manifestazione e a gruppi si spostavano per fare atti vandalici, spintonando altri manifestanti e prendendosela violentemente con chi cercava di fermarli.

Alla fine con un tamtam fra noi abbiamo deciso di spostarci a S. Croce in Gerusalemme una piazza a circa 500 m da dove eravamo e li con l'indignazione raddoppiata abbiamo fatto l'assemblea.

Il gruccio maggiore era che i mass media avrebbero sicuramente parlato solo di questi teppisti sicuramente organizzati (da chi?) senza parlare delle sacrosante motivazioni che aveva mosso la maggior parte della gente a scendere in piazza.

Alcuni indignados, in serata, sono poi stati intervistati da LA7 e si sono un minimo potuti esprimere.
Rosana

sabato 1 ottobre 2011




























2 OTTOBRE


Giornata mondiale della non violenza




















sabato 8 ottobre giornata di mobilitazione nazionale STOP RAZZISMO




















LA FIERA DEI SORDI


LA FIERA DEI SORDI
Il conflitto sul destino dell’ex-Fiera di Roma



A febbraio 2012 verrà probabilmente bandita la gara per l’acquisto del complesso immobiliare dell'ex-Fiera di Roma. Coerentemente con l’aria di svendita dei beni pubblici che tira a livello nazionale, l’area di quella che fu la Fiera di Roma sarà ceduta ai privati. Un area di dimensioni non indifferenti: 73mila metri quadrati di proprietà, finora, di una Spa controllata al 48% dalla Camera di Commercio, al 27% dal Comune e al 24% dalla Regione Lazio e dalla sua controllata Sviluppo Lazio. In altre parole enti pubblici che vendono ai privati una grande area di pregio che si trova a soli 500 metri dal centro storico.

Il peccato originale, come è già successo tante altre volte, è stato commesso dall’amministrazione di centro-sinistra. Inizialmente sembrava prevalente l’ipotesi di trasferimento nell’area di nuovi uffici della Regione Lazio, poi è prevalsa l’ipotesi di una vendita ai privati con lo scopo di finanziare il completamento della nuova Fiera. La giunta Veltroni, poco prima di sciogliersi, approva in febbraio 2008 la variante urbanistica al nuovo piano regolatore, un piano che già prevedeva di far calare su Roma 70 milioni di metri cubi di cemento per un territorio di 15 mila ettari: in altre parole una nuova città più grande di Napoli.
Di quei 70 milioni di mc. di cemento, ben 288mila erano destinati alla Fiera di Roma; tutti questi mc di cemento non sarebbero mai potuti entrare, però, nell’area ad essi riservata se si fosse rimasti fedeli ai punti vincolanti del PRG, che prevedeva la destinazione del 50% dell’area a verde e spazi pubblici e la realizzazione di una struttura ludica denominata “città dei bambini”. Nella restante area si sarebbero potuti costruire poco più della metà dei 288mila mc. cubi previsti dal Comune.
Da qui la necessità di approvare da parte del Comune l’accordo di programma per la variante proprio per superare i vincoli imposti dal PRG.

Nel frattempo i cittadini del Municipio XI, dove si trova l’area della ex-Fiera, si mobilitano, si riuniscono in assemblee ed esprimono con forza il loro punto di vista. Si costituisce il comitato“Roma FIERAmente”, che nel 2007 incontra il Presidente del Municipio XI per chiedere informazioni sul processo partecipativo in atto e per conoscere l’orientamento del Municipio sul parere da dare riguardo al progetto dell’area dell’ex Fiera. Il comitato contesta il progetto, denunciandone la non sostenibilità in termini di traffico ed inquinamento che ne scaturirebbero in un’area già satura e gravata da altri progetti che aumentano il carico urbanistico della zona. Il timore principale è che la superficie effettivamente destinata a spazio pubblico sarà molto ridotta e non al servizio del quartiere. Sempre nel 2007, dopo una serie di incontri pubblici, il comitato consegna una “diffida” al Presidente della Regione Lazio, al Sindaco di Roma e al Presidente del Municipio XI.

Ma intanto il delirio affaristico dell’imprenditoria privata non conosce ostacoli e la politica connivente della amministrazione comunale è completamente sorda alle rimostranze dei cittadini. Il presidente di Fiera di Roma, Andrea Mondello, annuncia che al bando hanno manifestato interesse dodici cordate nazionali e internazionali associate a prestigiosi architetti dello starsystem internazionale, mentre la giunta comunale Veltroni, nella sua ultima riunione prima dello scioglimento, approva la delibera di variante urbanistica, non tenendo assolutamente conto di ciò che avevano espresso i cittadini, anche attraverso lo stesso Consiglio del Municipio XI.
La nuova giunta comunale targata centro-destra e capitanata da Alemanno trova, quindi, la strada già spianata e non sente assolutamente la necessità di far intervenire la politica, facendosi sostituire dai rappresentanti di gruppi di interesse, come d’altronde è costume ormai consolidato sia a livello nazionale che internazionale. Come succede a livello europeo, in cui chi decide sulla politica economica dei paesi non sono più i governi ma la Banca Centrale Europea i cui vertici non sono certo stati eletti dai cittadini europei, così a livello locale chi decide sulle trasformazioni urbane, su tempi e obiettivi, non sono i rappresentanti politici eletti dai cittadini ma i grandi gruppi di interesse che, nel caso specifico dell’ex-Fiera di Roma, sono soprattutto costruttori che non vedono l’ora di mettere la mani su un’area così vasta ed importante della capitale.

Gli unici a preoccuparsi sono ancora una volta i cittadini auto-organizzati che hanno anche elaborato le linee guida di un progetto di riuso presentato e consegnato alle istituzioni a settembre 2009. Un progetto in cui sono fissati alcuni paletti, come la realizzazione di edifici a corte che non superino i sei o sette piani – cioè l’altezza degli edifici circostanti già esistenti - e che mantengano la striscia di verde che caratterizza il lato destro della via Cristoforo Colombo in direzione centro. Inoltre non ci dovrà essere nessun aumento della cubatura esistente, la struttura dovrà autoprodurre l'energia elettrica e dovrà essere realizzata con materiali ecosostenibili. La metà della cubatura sarebbe adibita a parco pubblico, mentre il resto sarebbe ulteriormente suddiviso: il 50% verrebbe occupato da nuovi uffici della Regione Lazio, il 40% da nuove abitazioni e il restante 10% da una zona commerciale a basso impatto.

La politica della giunta Alemanno si dimostra sorda a queste proposte e si fa sentire solo per ratificare ciò che è già stato deciso in luoghi lontani dalla cittadinanza. Così, a dicembre 2009, la Giunta capitolina dà il via libera alla variante di Piano Regolatore per la dismissione e riconversione dell’ex Fiera di Roma. Come d’incanto cambiano le percentuali delle destinazioni d’uso: 65% residenziale, 20% non residenziale, 15% quota flessibile.
Il cerchio infine si chiude con la recente decisione da parte di “Investimenti Spa”, che intanto aveva sostituito la “ex Fiera di Roma Spa”, di dare il via alle procedure di vendita con la pubblicazione su alcuni media, in Italia e all'estero, di invito a manifestare interesse a partecipare alla gara che, probabilmente, sarà bandita a febbraio 2012.

Anche in questo caso, in cui il conflitto è locale, si conferma ciò che è sempre più evidente a livello nazionale e internazionale: una cosa è ciò che viene democraticamente deciso e proposto dai cittadini, altra cosa è ciò che la politica istituzionale fa, non rispondendo più agli elettori ma ad altri poteri i cui interessi non coincidono mai con il bene comune.
Sia a livello locale che a livello globale è sempre più evidente il conflitto tra le esigenze del popolo e gli interessi del sodalizio politico-finanziario che occupa i palazzi della politica istituzionale.
La vicenda in corso sul destino della ex Fiera di Roma rappresenta un esempio emblematico di questo conflitto, che potrà essere risolto solo con il passaggio dei poteri decisionali nelle mani del popolo, così come è d’altronde sancito nell’articolo 1 della Costituzione italiana.

Partito Umanista Roma

venerdì 24 giugno 2011

…E CONTINUANO A CHIAMARLA “EMERGENZA RIFIUTI”


Roma, 24 giugno 2011

Molti Comuni del Lazio tra qualche giorno potrebbero non avere più un luogo dove far scaricare i propri rifiuti. Il 28 giugno scade l’ennesimo ultimatum dei gestori delle discariche, visto che un elenco lunghissimo di comuni del Lazio continua a non pagare il servizio di trattamento e smaltimento dei rifiuti nelle discariche regionali. Anche Roma fa parte di questo elenco, ma sembra che una pezza sia stata messa all’ultimo momento: la giunta Alemanno ha deciso di pagare 50 dei 70 milioni di euro che l’amministrazione della capitale doveva pagare, al fine di aprire un tavolo negoziale e di scongiurare, per il momento, la cosiddetta emergenza rifiuti almeno a Roma.
E tutti gli altri comuni? Ci sono anche comuni abbastanza grandi, come Latina e Terracina.

Nonostante il grave pericolo che incombe sulla salute di milioni di cittadini laziali, il Partito Umanista non accetta che questa dei rifiuti continui ad essere definita “emergenza”.

Le situazioni d’emergenza sono quelle che derivano da eventi non prevedibili, quali possono essere i terremoti, o talmente rapidi nella loro evoluzione che, nonostante la loro possibile prevedibilità, mettono in ginocchio intere popolazioni nel giro di poche ore, quali per esempio le esondazioni dei fiumi o le frane.
Quella dei rifiuti, invece, non può essere considerata un’emergenza perché la grave situazione attuale era altamente prevedibile ed è il risultato di un lento e cronico processo.

Diversi possono essere i motivi per cui si continua a definire emergenza ciò che emergenza non è:
1. Non si vogliono ammettere le gravi inadempienze della cosiddetta classe politica, tutta protesa a prendere solo e soltanto decisioni che portino un immediato consenso, invece di approntare dei veri e propri piani a media e lunga scadenza che risolvino definitivamente problemi come quello dei rifiuti.
2. Si spinge la popolazione verso l’esasperazione, al fine di creare il giusto clima che permetta di accettare anche soluzioni che sono peggio del problema, come inceneritori, termovalorizzatori e apertura di altre discariche, con grande soddisfazione di chi su tutto questo imbarca soldi a palate, anche mediante delle vere e proprie truffe come quella dell'incentivazione degli impianti energetici secondo il provvedimento CIP6/92.
3. Si scarica la responsabilità di questo disastro, che è tutta politica, sulle popolazioni, condannando come atti di egoismo le proteste dei cittadini che non accettano l’apertura di discariche o la costruzione di impianti di incenerimento nel loro territorio.
4. Non si vuole adottare o non c’è la capacità di adottare una politica realmente democratica, visto che la cittadinanza non viene mai previamente informata di decisioni che vengono prese sulla propria pelle, né tantomeno viene consultata sulle possibili soluzioni. I cittadini devono solo votare quando viene chiesto loro di farlo. Per tutto il resto devono stare zitti perché c’è chi lavora per loro. Nel caso venisse loro in mente di protestare potrebbero anche ritrovarsi i militari sotto casa, come già è successo in Campania.
5. Mantenere vivo il problema dei rifiuti, invece di pianificarne la soluzione, ha permesso a politici più o meno corrotti di rivenderlo alla criminalità organizzata, che ha costruito sui rifiuti affari, a dir poco, enormi.

Altro che emergenza rifiuti! Qui si tratta di una totale assenza della vera politica, quella che nasce da un reale interesse per la collettività. La vera emergenza è rappresentata dall’assenza di politica.
Quella politica che, se ci fosse, non avrebbe alcuna difficoltà ad individuare nella raccolta differenziata dei rifiuti l’unica soluzione. C’era tutto il tempo per pianificarla e attuarla, ma per i motivi suddetti nulla è stato fatto da quella che alcuni si ostinano ancora a chiamare classe politica. I decenni sono passati e oggi ci ritroviamo con un problema che nel frattempo è diventato enorme e che ha già inquinato grandi aree della nostra terra.

Una politica che ha attivamente contribuito all’invasione delle nostre strade e delle nostre campagne di rifiuti – guadagnandoci pure in molti casi – non può che essere considerata anch’essa un rifiuto e come tale andrebbe trattata. Un po’ di spazio nei cassonetti c’è ancora.

PARTITO UMANISTA
Roma

domenica 5 giugno 2011

Festeggiamo una nuova stagione

Giorno 11 giugno ore 21,30

scateniamoci con questo gruppo
divertiamoci con le vignette ironiche di Emiliano

domenica 1 maggio 2011

Provo sdegno, quindi m'impegno!

(Campagna iscrizioni 2011 dall'1 al 31 maggio)


Provo sdegno per ogni forma di violenza sia essa economica, fisica, religiosa, psicologica;

Provo sdegno per ogni forma di discriminazione sia essa razziale, sessuale, economica.

Provo sdegno per ogni forma di impoverimento sia materiale che culturale e morale.

Quindi m'impegno a sostenere la nonviolenza sia nella mia vita personale, sia come forma di azione sociale;

Quindi m'impegno a non discriminare e a creare condizioni sociali affinchè si possa parlare un giorno di Nazione Umana Universale;

Quindi m'impegno a condividere, collaborare, agire affinchè le risorse siano di tutti e non nelle mani di pochi;

Quindi m'impegno, perchè sento che questo è il tentativo che vale la pena vivere.